Le scelte energetiche non sono un affare esclusivamente italiano

referendum_aprile_trivelleIn occasione del referendum del prossimo 17 aprile, per dimostrare che il tema delle scelte energetiche non è un affare esclusivamente italiano, gli eurodeputati Verdi hanno voluto lanciare un pressante e “sorridente” video messaggio agli elettori italiani per sollecitarli ad andare a votare, e naturalmente votare “SI”.

“L’Unione europea inizia quest’anno la revisione completa della sua politica energetica, dalle regole su rinnovabili ed efficienza energetica, alla definizione dell’Unione per l’energia, alle conseguenze per l’UE dell’Accordo di Parigi” afferma la Co-Presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni in occasione del lancio del video.

“In questo momento – continua Frassoni – la posizione dell’Italia in questa fondamentale partita è dalla parte di chi crede ancora che futuro, innovazione e lavoro siano ‘fossili’. Noi auspichiamo che questo referendum possa invece rappresentare una potente spinta per cambiare strada e riportare l’Italia su posizioni più utili ad una transizione energetica ‘verde’, possibile e conveniente.”

“In previsione del referendum del 17 aprile è utile ricordare – dichiarano i portavoce di Green Italia Annalisa Corrado e Oliviero Alotto –  che i pozzi entro le 12 miglia dalla costa assicurano appena il 3% del fabbisogno annuo di gas e l’1% di quello del petrolio. Attualmente l’Italia esporta il 2,9% della produzione di metano e il 9,4% di quella petrolifera (perché gli idrocarburi, lungi da essere trattati come “nostri”, vengono immessi sul mercato e a quelle logiche rispondono), e il fabbisogno italiano di gas nel periodo 2006-13 è calato del 17%”.

“Ai cittadini – continuano gli esponenti ecologisti –  le questioni fondamentali riguardanti la politica energetica del Paese vengono di solito fatte passare sopra le testa, decise, come ci dimostra l’affaire Guidi-Total, da oscuri comitati d’affari senza alcun rispetto per i territori e la salute pubblica (in tutta la filiera, basta fare un giro ad esempio in Basilicata, a Taranto, a Gela, Augusta, Marghera).
Il quesito referendario del 17 aprile non toglierà posti di lavoro, e non assesterà nessun colpo micidiale al sistema Paese, ma da, proprio adesso, la possibilità ai cittadini di esprimersi sulla propria idea di energia per il futuro.
Sprecare l’occasione preziosa del referendum, sarebbe l’ennesimo regalo alle lobby del petrolio e dell’industria fossile”