La risoluzione dei Verdi europei sulle politiche UE in materia di migrazione e asilo

Vista la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,

–       vista la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali,

–       vista la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948,

–       vista la convenzione di Ginevra del 1951 e il relativo protocollo aggiuntivo,

–       vista la sua risoluzione del 9 ottobre 2013 sulle misure adottate dall’UE e dagli Stati membri per affrontare il flusso di rifugiati a seguito del conflitto in Siria(1),

–       vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2013 sui flussi migratori nel Mediterraneo, con particolare attenzione ai tragici eventi al largo di Lampedusa(2),

–       vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2014 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE alle migrazioni(3),

–       visto il piano d’azione in dieci punti proposto dalla Commissione in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015,

–       vista la dichiarazione adottata in seguito al del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015,

–       viste l’iniziativa per il Mediterraneo centrale dell’UNHCR e le proposte di quest’ultimo intese a far fronte agli attuali e futuri arrivi in Europa di richiedenti asilo, profughi e migranti,

–       visto l’articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.     considerando che la morte in mare di oltre 800 persone costituisce la peggiore catastrofe avvenuta nel Mediterraneo dopo la Seconda guerra mondiale e che almeno 1 500 migranti hanno perso la vita dall’inizio del 2015, mentre il numero dei dispersi è molto superiore;

B.     considerando che negli ultimi vent’anni sono morte in mare almeno 30 000 persone, fatto che dimostra la necessità di adottare una linea d’azione completamente diversa e di fare tutto il possibile per salvare la vita delle persone che rischiano di annegare nonché di garantire che gli Stati membri rispettino i propri obblighi internazionali in materia di soccorso in mare;

C.     considerando che l’operazione “Mare Nostrum” per le azioni di pattugliamento, soccorso e sorveglianza, avviata dall’Italia con l’intento di rafforzare le attività di soccorso umanitario nel Mediterraneo, ha prestato soccorso a 150 810 migranti in 364 giorni; che tuttavia altri Stati membri non sono stati disposti a sostenere l’Italia negli sforzi profusi per soccorrere le persone; che conseguentemente il governo italiano ha posto fine all’operazione Mare Nostrum;

D.     considerando che l’operazione congiunta “Triton”, coordinata da Frontex, è divenuta pienamente operativa il 1° novembre 2014; che la portata geografica di Triton è pari a solo un terzo rispetto a quella di Mare Nostrum; che la zona operativa di Triton copre soltanto le prime 30 miglia nautiche dalla costa italiana mentre Mare Nostrum operava in alto mare, a una distanza molto più ravvicinata alla costa libica; che la maggior parte delle imbarcazioni dei migranti incontrano difficoltà vicino alla costa libica; che il mandato di Frontex consiste nell’effettuare la sorveglianza delle frontiere e nel prevenire le migrazioni illegali e che l’Agenzia non può pertanto impegnarsi nelle operazioni di ricerca e soccorso in modo proattivo, ma può soltanto svolgere un ruolo secondario quando una nave o un’imbarcazione è in difficoltà; riconoscendo tuttavia che i mezzi di Triton sono stati utilizzati in attività di ricerca e soccorso sotto il coordinamento del Centro nazionale italiano del soccorso marittimo;

E.     considerando che le persone alla ricerca di protezione hanno possibilità estremamente limitate di entrare legalmente nell’UE; che, secondo le stime, il 90% dei richiedenti asilo entrano di fatto nell’Unione in modo irregolare; che il numero di visti Schengen concessi ai cittadini siriani è notevolmente diminuito nel corso della guerra in Siria, passando dai 30 000 del 2010 a pressoché zero nel 2013; che il ricorso a visti umanitari è molto limitato nell’UE, dove soltanto la metà di tutti gli Stati membri dispongono di una qualche forma di visto umanitario, rilasciato generalmente solo in via eccezionale; che il Parlamento ha sostenuto in genere il ricorso alle procedure di ingresso protetto; che nella risoluzione del 2 aprile 2014 sulla revisione intermedia del programma di Stoccolma, il Parlamento ha, in particolare, invitato gli Stati membri “a fare ricorso alle attuali disposizioni del codice dei visti e del codice delle frontiere Schengen, consentendo il rilascio di visti umanitari”(4);

F.     considerando che i paesi vicini alla Siria, secondo le stime dell’UNHCR, ospiterebbero circa 3,9 milioni di profughi siriani; che gli Stati membri dell’Unione hanno accolto solo 37 000 profughi dalla Siria nel quadro del programma di reinsediamento dell’UNHCR, mentre quest’ultimo chiede il reinsediamento del 10% dei profughi siriani (370 000) e sta urgentemente cercando almeno 130 000 posti per reinsediare profughi con speciali esigenze di protezione; che quasi la metà degli Stati membri (13) non ha provveduto finora nemmeno al reinsediamento di un solo profugo;

G.     considerando che l’UE e i suoi Stati membri stanno di fatto contribuendo a far prosperare l’attività criminale e pericolosa della tratta di essere umani, costruendo barriere e chiudendo sempre di più le loro frontiere esterne alla migrazione irregolare, senza prevedere possibilità di accedere in modo legale;

H.     considerando che gli Stati membri hanno chiesto il potenziamento della cooperazione politica a tutti i livelli con i partner africani per affrontare le cause della migrazione illegale e lottare contro il contrabbando e la tratta di esseri umani; che, a margine del Consiglio “Giustizia e affari interni” (GAI) del 12 marzo 2015, i ministri degli Interni di Francia, Germania e Spagna nonché la Commissione hanno discusso la proposta del ministro degli Interni italiano Angelino Alfano di esternalizzare le attività di ricerca e soccorso e il controllo marittimo delle frontiere dell’UE a paesi come l’Egitto o la Tunisia, che porterebbero poi i migranti soccorsi sulle proprie coste; che lo scopo di tale proposta è produrre un reale effetto deterrente in modo da ridurre il numero di migranti disposti a mettere a repentaglio la propria vita per raggiungere le coste europee; che i ministri degli Interni hanno altresì esaminato le possibilità di creare campi profughi nell’Africa settentrionale e di trattarvi le richieste di asilo;

I.      considerando che, secondo i dati forniti da Eurostat, cinque Stati membri da soli assorbono tre quarti di tutti i rifugiati nell’UE e che paesi come l’Italia, la Grecia e Malta sono al limite delle loro capacità di accoglienza;

1.      chiede, alla luce del crescente numero di morti in mare e alle frontiere terrestri dell’UE, un cambiamento radicale e urgente delle priorità delle politiche UE in materia di asilo onde evitare la perdita di altre vite, garantire alle persone alla ricerca di protezione un accesso sicuro e legale nel territorio dell’UE, tutelare il diritto di presentare spontaneamente domanda di asilo alle frontiere esterne dell’Unione e rafforzare la solidarietà e la condivisione delle responsabilità relative ai richiedenti asilo nell’Unione;

2.      esprime delusione per l’esito della riunione straordinaria tenuta sul tema della migrazione dal Consiglio europeo del 23 aprile 2015 e si rammarica profondamente dell’incapacità dei capi di Stato e di governo di raggiungere un accordo su misure che avrebbero permesso di trattare con efficacia le cause profonde della crisi nel Mediterraneo e di prevenire ulteriori catastrofi;

3.      prende atto della richiesta di potenziare rapidamente l’operazione Triton dell’UE triplicandone i fondi per il 2015 e il 2016, consentendo in tal modo una presenza più incisiva nel Mediterraneo di navi che potrebbero partecipare alle operazioni di ricerca e soccorso; chiede che tale aumento sia destinato unicamente alle operazioni di ricerca e soccorso allo scopo di salvare vite umane; ricorda tuttavia il mandato restrittivo di Frontex secondo il quale la sorveglianza delle frontiere è prioritaria rispetto alle operazioni di ricerca e soccorso e si rammarica profondamente dell’incapacità degli Stati membri di decidere in merito all’estensione della zona operativa di Triton per avvicinarla ai luoghi in cui la maggior parte delle imbarcazioni dei migranti si trova effettivamente in difficoltà; esorta pertanto gli Stati membri a modificare con urgenza il piano operativo di Triton per estenderne la zona operativa in alto mare e includervi le operazioni di ricerca e soccorso;

4.      chiede che sia messa a punto un’operazione umanitaria europea di ricerca, solida e permanente, che, come già Mare Nostrum, sia operativa in alto mare e alla quale contribuiscano tutti gli Stati membri sia con risorse finanziarie che con attrezzature e mezzi; esorta l’UE a cofinanziare tale operazione e avverte il Consiglio e la Commissione che il Parlamento potrebbe votare contro il bilancio 2016 nel caso in cui non fossero forniti finanziamenti alla ricerca e al soccorso;

5.      deplora l’assenza nella dichiarazione del Consiglio europeo di proposte sostanziali per garantire ai richiedenti asilo e ai migranti un accesso sicuro e legale nel territorio dell’UE;

 

6.      sollecita gli Stati membri a non bloccare le rigorose regole comuni sui visti umanitari negli attuali negoziati sul codice dei visti; invita gli Stati membri ad avvalersi appieno delle possibilità esistenti per rilasciare visti umanitari presso le rispettive ambasciate e i rispettivi uffici consolari, affinché le persone bisognose di protezione possano entrare nell’UE in condizioni di sicurezza, con traghetti o aerei, e non mettano a repentaglio le loro vite su imbarcazioni di trafficanti non idonee alla navigazione;

7.      chiede la soppressione immediata dell’obbligo del visto per i profughi siriani; invita gli Stati membri e la Commissione a prendere in seria considerazione la possibilità di applicare la direttiva sulla protezione temporanea; rileva che se l’UE dovesse invocare tale direttiva in relazione alla Siria, tutti i siriani potrebbero beneficiare del permesso di soggiorno per l’intera durata del periodo di protezione, unitamente al permesso di lavoro, all’accesso all’alloggio e alle cure mediche; sottolinea che un meccanismo del genere potrebbe altresì incoraggiare gli Stati membri a trasferire i beneficiari da altri Stati membri dove la capacità ricettiva è messa a dura prova; ricorda che nel 2013 il Parlamento aveva già chiesto il ricorso alla direttiva sulla protezione temporanea per affrontare la crisi siriana;

8.      plaude al previsto progetto pilota relativo al reinsediamento nell’UE (oltre al reinsediamento previsto dai singoli Stati membri); esprime rammarico, tuttavia, per l’obiettivo non ambizioso di reinsediare soltanto 5 000 profughi siriani; ricorda che l’UNHCR è alla ricerca di almeno 130 000 posti per reinsediare profughi; incoraggia fortemente gli Stati membri a mettere a disposizione posti per il reinsediamento, con particolare riferimento agli Stati membri che finora non hanno minimamente contribuito al reinsediamento; chiede alla Commissione di presentare una proposta relativa a un programma di reinsediamento europeo con obblighi vincolanti per gli Stati membri a ospitare profughi in base a un parametro di equa distribuzione che tenga conto delle dimensioni della popolazione e degli indicatori economici, nonché del numero di profughi già ospitato;

9.      invita gli Stati membri ad avvalersi pienamente di altre possibilità finalizzate a garantire un accesso sicuro e legale all’UE, come l’ampliamento del ricongiungimento familiare, programmi di patrocinio privati, e di programmi di migrazione per motivi di studio e di lavoro, affinché le persone bisognose di protezione internazionale possano raggiungere l’Europa in sicurezza senza dover ricorrere a trafficanti criminali e ad attraversamenti delle frontiere e traversate in mare pericolosi e illeciti;

10.    invita gli Stati membri a privilegiare l’accesso sicuro e legale dei profughi e dei migranti e a non indirizzare i finanziamenti dell’UE verso misure restrittive contro l’immigrazione quali la costruzione di recinzioni e centri di detenzione a tale scopo;

11.    esprime profonda preoccupazione per le modalità di cooperazione con i paesi terzi prevista dal Consiglio europeo per impedire la migrazione illecita verso l’Europa;

12.    invita la Commissione e gli Stati membri a sospendere immediatamente la cooperazione atta a impedire la migrazione irregolare e a migliorare i controlli alle frontiere con i paesi terzi quali l’Eritrea e l’Egitto, che attualmente ricorrono alla consegna dei profughi, e a sospendere qualsiasi assistenza finanziaria a tali regimi alla luce delle relazioni sugli abusi dei diritti umani elaborate dall’ONU e da ONG; chiede che il processo di Khartoum sia sostituito da un processo basato sul pieno rispetto dei diritti umani e sia incentrato sul miglioramento delle condizioni di vita onde affrontare le cause profonde della migrazione;

13.    invita la Commissione a riesaminare tutte le politiche con ripercussioni esterne, come quelle relative al commercio, alla pesca e all’agricoltura, affrontando le cause strutturali dei flussi migratori in Europa, conformemente all’articolo 208 del TFUE;

14.    respinge le proposte avanzate da alcuni Stati membri intese ad allestire centri europei di asilo in paesi terzi e a coinvolgere i paesi nordafricani nelle operazioni europee di ricerca e soccorso allo scopo di intercettare i profughi e riportarli sulle coste africane; invita al riguardo la Commissione a fornirgli una valutazione della conformità di tali proposte con il diritto internazionale, in particolare con la Convenzione di Ginevra, e a illustrargli gli altri ostacoli di natura pratica e giuridica all’attuazione di tali proposte;

15.    respinge l’idea avanzata dal Consiglio europeo di collegare le operazioni civili e militari concernenti la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) alle politiche migratorie; respinge altresì l’idea di lanciare immediatamente un’operazione di PSDC intesa a utilizzare la forza militare contro le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti; invita il Consiglio europeo e il vicepresidente/alto rappresentante a presentare come prima misura un concetto politico che illustri, tra le altre cose, in che modo sia possibile garantire il rispetto delle leggi nazionali dei paesi nordafricani e del diritto e delle norme europee e internazionali, affinché la Carta dell’ONU sia pienamente rispettata, non siano messe in pericolo le vite dei civili o non siano danneggiate le infrastrutture costiere;

16.    respinge, altresì, il piano di collegare i controlli alle frontiere terrestri e il monitoraggio in Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger alle missioni PSCD in corso, poiché la maggior parte di queste piccole missioni hanno un mandato molto specifico, ovvero sono incentrate sul miglioramento della sicurezza nei paesi instabili e contribuiscono agli sforzi di costruzione della pace profusi dalle organizzazioni africane e internazionali quali l’UA e l’ONU; ritiene che l’UE debba privilegiare la risoluzione dei conflitti che causano i flussi migratori e non focalizzarsi sulla deterrenza e la gestione delle conseguenze;

17.    sottolinea che conformemente al trattato di Lisbona e all’articolo 43 ivi contenuto, l’UE potrebbe utilizzare le capacità navali dei suoi Stati membri nel quadro della PSDC per intensificare gli sforzi relativi alle missioni umanitarie e di soccorso nel Mediterraneo;

18.    invita l’alto rappresentante a utilizzare tutti gli strumenti diplomatici e delle relazioni esterne disponibili per affrontare le cause profonde della crisi politica e dei conflitti armati che spingono milioni di persone ad abbandonare le proprie abitazioni;

19.    prende atto dell’appello degli Stati membri ad agire in modo rapido per contrastare il traffico illecito conformemente al diritto internazionale; invita tuttavia gli Stati membri, in questo contesto, ad affrontare la lotta contro il traffico illecito attraverso la cooperazione con EUROPOL, FRONTEX, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) ed EUROJUST; ricorda che la lotta ai trafficanti sarà efficace soltanto garantendo un ingresso sicuro e legale e bloccando i loro affari criminali ed efferati;

20.    invita l’UE e gli Stati membri a modificare o a rivedere qualsiasi normativa che sanzioni l’assistenza prestata a migranti in difficoltà in mare; invita la Commissione a rivedere la direttiva del Consiglio 2002/90/CE volta a definire le sanzioni in caso di favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali, al fine di chiarire che la prestazione di assistenza umanitaria ai migranti che si trovano in difficoltà in mare è da accogliere con favore e non costituisce un’azione sanzionabile;

21.    esprime delusione per il mancato accordo in seno al Consiglio europeo in merito a un programma per il reinsediamento dei profughi dagli Stati membri che hanno raggiunto il limite delle capacità ricettive quali l’Italia, la Grecia o Malta, verso altri Stati membri meno esposti all’arrivo di profughi e migranti; condanna la riluttanza di numerosi Stati membri a condividere la responsabilità di trasferire i profughi da altre parti dell’UE, e invita urgentemente la Commissione e gli Stati membri a presentare una proposta ambiziosa a questo riguardo seguendo la lettera e lo spirito degli articoli 33 e 36 del regolamento di Dublino;

22.    prende atto del riesame programmato del funzionamento del regolamento di Dublino nel 2016 e dell’annuncio del commissario responsabile per la Migrazione e gli affari interni secondo cui il sistema di Dublino verrà riesaminato già quest’anno; invita la Commissione a esplorare alternative all’attuale sistema di Dublino suscettibili di essere più eque per gli Stati membri e i richiedenti asilo; suggerisce che un sistema in cui i richiedenti asilo possano chiedere asilo in uno Stato membro in cui hanno già legami familiari, sociali o migliori prospettive occupazionali, migliorerebbe significativamente le loro prospettive di integrazione; inoltre un tale sistema ridurrebbe significativamente gli spostamenti secondari illeciti all’interno dell’UE, così come la necessità di adottare misure coercitive quali la detenzione dei richiedenti asilo allo scopo di trasferirli nello Stato membro competente; suggerisce altresì la possibilità di utilizzare un parametro per la distribuzione al fine di giungere a una ripartizione equa dei finanziamenti tra gli Stati membri e ripartire i richiedenti asilo che non hanno una motivazione forte per preferire uno Stato membro a un altro; invita inoltre la Commissione a presentare una proposta sul riconoscimento reciproco delle decisioni positive in tema di asilo e il trasferimento dello status di protezione internazionale all’interno dell’UE;

23.    invita gli Stati membri, per il momento, a utilizzare con efficacia tutte le possibilità offerte dal regolamento di Dublino per dimostrare solidarietà, ivi comprese le clausole relative al ricongiungimento familiare, ai minori non accompagnati e la clausola di discrezionalità;

24.    accoglie favorevolmente l’appello a recepire in modo rapido e integrale il sistema europeo comune di asilo (CEAS), e di una sua efficace attuazione, da parte di tutti gli Stati membri partecipanti;

25.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente della Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e ai presidenti dei parlamenti degli Stati

 

Ska Keller, Judith Sargentini, Bodil Ceballos, Eva Joly, Jean Lambert, Barbara Lochbihler, Davor Škrlec, Ulrike Lunacek, Josep-Maria Terricabras, Ernest Urtasun a nome del gruppo Verts/ALE