Immigrazione e Europa, tre idee per cambiare

Articolo di Oliviero Alotto su Huffington Post – 

Continuano gli sbarchi, i morti, le tragedie. Alla vigilia del semestre di Presidenza dell’Unione Europea, l’Italia deve farsi ambasciatrice di un reale cambiamento della politica in materia di migranti a livello Europeo. Mentre al largo delle sponde italiane proseguono ad arrivare migranti, sentiamo l’urgenza di provare a fare un ragionamento su quanto sta succedendo, provando ad individuare alcune priorità per il prossimo mese, siamo fermamente convinti che l’accoglienza sia un dovere inalienabile dell’Unione Europea e dei suoi paesi membri, essa non deve essere però lasciata esclusivamente a questi ma è indispensabile un ruolo forte di coordinamento ma anche di indirizzo politico da parte dell’Unione.

Come prima cosa credo si dovrebbe smettere di parlare di emergenza, il flusso di migranti che giunge dal mare è in aumento, ma ormai i numeri sono ampiamente previsti, come anche il periodo in cui essi si intensificano, l’estate quando le condizioni di navigazione permettono agli scafisti di far partire le barche cariche di persone che sperano di trovare in Europa una vita più dignitosa.

Il protrarsi di situazione di conflitto, di regimi fra l’altro troppo spesso colpevolmente “ignorati” dall’Europa o dai paesi del cosiddetto nord del mondo, le gravi carestie, i flussi e le produzioni economiche che hanno modificato gli scenari politici e sociali e della forza lavoro dei paesi che si affacciano nel Mediterraneo e che sono quindi nostri diretti “vicini” non possono essere ancora ignorate come cause principali dell’aumento dei flussi migratori verso il nostro continente.

L’operazione Mare Nostrum ha salvato moltissime vite umane, tuttavia non ha ancora avuto la capacità di essere risolutiva ma rischia di essere un palliativo. Infatti oggi le navi che costeggiano le nostre sponde prelevano le persone per trasportarle nei comuni Italiani che con generosità accolgono queste persone, che nella maggior parte di casi sono richiedenti asilo, ai quali appena giunti sulla terra ferma aspetta un iter burocratico eterno che li porterà all’ottenimento o meno dello status di “rifugiato”, fino a quel momento nella maggior parte dei casi essi attendono, in balia di cooperative ed associazioni. Per questo crediamo che il governo italiano dovrebbe immediatamente:

– Ridiscutere le risorse che ad oggi vengono destinate all’operazione mare nostrum, bisognerebbe ridistribuire queste risorse in modo che il sistema di accoglienza ed inserimento sociale dei migranti dia loro la possibilità di costruirsi un futuro. Pensiamo ad esempio a borse lavoro in aziende agricole che storicamente utilizzano questa manodopera.
– Nel sistema italiano oggi l’anello debole è la parte di accoglienza successiva all’ingresso in Italia, troppo spesso le realtà che si occupano di questa fase danno esclusivamente ospitalità senza costruire le basi per l’integrazione effettiva nella società. Le cooperative, associazioni, o enti locali continuano ad essere spesso abbandonati dal governo. Sono molte le risorse economiche impiegate dai governi sulla questione rifugio, ma esse sono state troppo sbilanciate sulla protezione delle frontiere, sulla prima accoglienza senza mai pensare ai mesi successivi. Se le risorse spese con Mare Nostrum e Frontex fossero spese anche per l’inserimento dei rifugiati.
– Ottenere in sede europea che i migranti inizino l’iter per la richiesta di Asilo sulle navi.
– Impiegare alcune navi per la costituzione di un corridoio umanitario che stronchi realmente le gambe agli scafisti.
– Durante i mesi di presidenza di turno, si inizi un lavoro che porti al superamento della convenzione di Dublino.

LEGGI ANCHE:
– Il blog di Tareke Brhane, Vogliamo dare nome e cognome alle salme, non possiamo continuare mettere il numero sulla bara

Oggi c’è l’urgenza che gli ingressi siano legali e sicuri per i richiedenti asilo, che offrano loro la protezione di cui hanno bisogno. Come europei, abbiamo l’obbligo di fornire una protezione per chi è nel bisogno, il contrario sarebbe inaccettabile. Oggi i richiedenti asilo che arrivano in Italia, nella maggior parte dei casi non vedono il nostro paese come un punto di arrivo ma esclusivamente di passaggio, una porta d’Europa che non può essere lasciata da sola a gestire una situazione che poi finisce per riversarsi esclusivamente sui comuni e gli enti locali.

A tutto questo va aggiunto un dato economico drammatico, come riportato da un importante studio fatto dall’associazione LUNARIA.

“Secondo l’associazione tra il 2005 e il 2012 sono almeno 1 miliardo e 668 milioni di euro le risorse nazionali e comunitarie stanziate per il controllo delle frontiere esterne, per lo sviluppo dei sistemi tecnologici finalizzati a migliorare le attività di sorveglianza e di identificazione dei migranti, per la realizzazione dei programmi di rimpatrio, per la gestione dell’intero sistema dei centri di accoglienza degli immigrati irregolari, per la cooperazione con i paesi terzi in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare.
331,8 milioni di euro per il controllo delle frontiere esterne; 111 milioni hanno finanziato l’acquisto di nuove tecnologie, sistemi di identificazione e comunicazione nell’ambito del Pon Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno; 60,7 milioni di euro sono stati stanziati nell’ambito del Fondo Europeo per i Rimpatri, oltre un miliardo di euro è stato impegnato per l’allestimento, il funzionamento, la gestione e la manutenzione di CIE, CPSA, CDA e CARA, 151 milioni di euro hanno finanziato progetti di cooperazione con i paesi terzi in materia di immigrazione. 55 milioni di euro l’anno il costo minimo stimato a regime per l’allestimento, la gestione, la manutenzione, la sorveglianza dei Cie e l’esecuzione dei rimpatri dei migranti in essi detenuti, se la capienza teorica rimanesse quella attuale.”

Dunque bisogna iniziare una riflessione urgente e non più derogabile che porti alla ridiscussione di queste risorse a favore di percorsi successivi all’emergenza, penso ad esempio progetti di borse lavoro per i lavoratori stagionali, che potrebbero essere impiegati nell’agricoltura.

Chiudiamo ricordando il “sistema CIE” ovvero quello della detenzione amministrativa per gli stranieri e migranti irregolari. È oramai chiaro ed evidente, almeno in Italia, quanto questo sistema si sia dimostrato inutile, inefficace, costoso sia in termini economici quanto in quelli di violazione dei diritti umani. Grazie all’azione di informazione e denuncia della società civile anche una parte della politica italiana così come gli enti locali si sta impegnando alla revisione della normativa in materia di detenzione amministrativa, chiedendo di arrivare alla vera e propria chiusura dei CIE. Ed è quello che un’Europa civile e democratica, attenta e soprattutto non impaurita dal fenomeno dell’immigrazione dovrebbe poter sostenere e dimostrare.