Il parere della Conferenza delle Regioni sul decreto non fv è contradditorio e poco lungimirante

“Contraddittorio e poco lungimirante. Così è il parere della Conferenza delle Regioni sul  Decreto rinnovabili non fotovoltaiche, che dovrebbe poter garantire al settore delle FER quella sicurezza e continuità oggi minacciata dallo stop agli incentivi del famigerato decreto del 2012, sembra voler far entrare dalla finestra quello che era giustamente uscito dalla porta dopo le critiche piovute sul Governo durante l’iter di preparazione del decreto: vengono infatti raccomandati incentivi esagerati, da “regalare” per la riconversione degli ex zuccherifici in impianti a biomasse a filiera lunghissima (magari di importazione da paesi in via di sviluppo), e addirittura per gli inceneritori dei rifiuti”.

Lo dichiara il responsabile Energia e Green economy di Green Italia, Francesco Ferrante.

“ll provvedimento, su cui si è già espressa l’Autorità per l’Energia, dovrà – continua Ferrante – essere sottoposto all’esame della Commissione Europea, prima del via libera definitivo, e di certo a Bruxelles non sfuggirebbe la forzatura di inserire in un decreto “salva rinnovabili” ciò che di rinnovabile ha poco o nulla. Il problema inoltre è il solito stop and go che colpisce il settore delle rinnovabili: se il nuovo decreto non sarà entrato in vigore per la fine di gennaio 2016 ci potrebbe essere una nuova impennata molto consistente dei costi, forse anche di 150 milioni di euro, e si rischierà di far saltare il contatore degli incentivi che si sta avvicinando alla quota limite di 5,8 miliardi”.

“L’Italia ha oggi il 40% della propria energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, ma evidentemente c’è ancora chi a colpi di aiuti sottotraccia vuole  difendere rendite di posizione e settori esausti. Da questo punto di vista, la ‘manina’ delle Regioni, che si fanno strumento della solita lobby degli inceneritoristi, purtroppo è probabile che verrà accolta con favore da quel Governo che poche settimane fa aveva addirittura proposto la costruzione di 12 nuovi termovalorizzatori. Una proposta che senza incentivi avrebbe avuto gambe troppo corte” – conclude Ferrante.