Il mondo in marcia per il clima e le contraddizioni italiane

Articolo di Averaldo Farri per La Stampa.it – Il 21 settembre 2014 è stata una giornata di portata veramente storica per il mondo intero. Non esito a definirla tale e lo faccio senza paura di esagerare.

Per chi sa leggere la storia contemporanea, infatti, non si può definire in un altro modo la mobilitazione mondiale che si è tenuta contro il cambiamento climatico. La “Marcia Globale per il Clima ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di persone a New York (80 isolati di folla), Londra, Berlino, Parigi, Roma, Melbourne, Bogotà e New Delhi. Così il mondo chiede un cambiamento deciso delle politiche energetiche e una società alimentata al 100% da fonti pulite e rinnovabili. C’è da salvare il salvabile in questo nostro pianeta e davvero non si capisce come chi governa possa essere ancora sordo e cieco davanti alle tantissime evidenze.

 

Pochi giorni dopo il 21 settembre nella mia città, Firenze, si è abbattuta una grandinata di violenza e intensità mai viste prima. In Malesia e nelle Filippine un ciclone fuori stagione ha spazzato via un centinaio di vite umane facendo danni enormi e c’è un altro ciclone in formazione nel Pacifico che potrebbe abbattersi fra il Giappone e la Cina nella prima settimana di ottobre. L’energia che si accumula nell’aria sotto forma di calore (provocato dal surriscaldamento dell’atmosfera) ci viene “restituita” e si scarica sulla terra attraverso fenomeni atmosferici di intensità tremende e che non riusciamo più né a prevedere, né tantomeno a gestire.

 

Fra 15 mesi ci sarà a Parigi un vertice per il Clima. Sarà un appuntamento fondamentale. Vorrei chiedere al Governo Italiano quale contributo porteremo noi come Italia, noi che con paio di decreti (quelli si urgenti) abbiamo ammazzato le rinnovabili nonostante fossero finiti gli incentivi e il mercato si stesse sviluppando e sostenendo senza più bisogno di alcun aiuto.

 

Ho sentito il nostro Premier dire che metà dei nuovi posti di lavoro previsti in Italia verranno dall’economia verde. Si sbaglia o non lo hanno informato bene. Purtroppo ne abbiamo persi circa l’80% di quelli creati negli anni dal 2008 al 2014. Questo è lo stato delle cose al momento. Per ricreare quei posti di lavoro c’è bisogno di una strategia industriale ed energetica molto diverse da quelle attuali ma, almeno per il momento, non mi sembra che il Governo abbia la volontà di perseguirla.

 

* Vice Presidente Anie Rinnovabili