Il documento politico approvato dall’Assemblea di Green Italia – Roma, 20 giugno 2015

L’Assemblea nazionale di Green Italia, riunitasi a Roma il 20 giugno 2015, ha approvato il seguente documento politico:

Sono passati due anni dal momento in cui un gruppo di ecologisti provenienti da esperienze politiche e associative diverse hanno deciso di dedicarsi alla costruzione di un luogo in grado di rilanciare con vigore il tema della rappresentanza ecologista nel dibattito e nelle istituzioni e in cui tessere legami tra i tanti nuclei di competenze e mobilitazione esistenti nella società italiana. Oggi che anche Papa Francesco arriva a denunciare con la sua enciclica, quanto sia grave distruggere la “casa comune” e ci esorta a declinare l’impegno ambientalista che non può essere solo tale “ma l’approccio ecologico deve essere anche sociale”.

Poco più di un anno fa, a marzo del 2014, questa esperienza si è data una struttura e si è ufficialmente “presentata in società”, accettando, immediatamente dopo, la sfida di costruire la campagna elettorale per le elezioni europee assieme alla Federazione dei Verdi, sotto il comune simbolo di Green Italia Verdi Europei.

A partire da un risultato comunque incoraggiante (250.000 voti per una campagna costruita in un mese, con 30.000 € a disposizione in totale in tutta Italia), i mesi successivi sono stati dedicati al tentativo di consolidare l’esperienza elettorale, con la costruzione di un soggetto ecologista unico, a partire dalla confluenza in un soggetto politico nuovo  con la Federazione dei Verdi. Malgrado un intenso e serio lavoro, il punto di arrivo non ha fornito le garanzie sufficienti per un reale rilancio di un soggetto in grado di trascinare, coinvolgere e rappresentare gli ecologisti dispersi con una veste davvero nuova e attraente. L’obiettivo é stato quindi rimandato ad una fase in cui Green Italia, una volta acquisito maggior vigore e radicamento territoriale, possa essere nelle condizioni di accompagnare con più forza e determinazione il necessario processo di cui sopra, ispirato al comune riferimento ai Verdi Europei. Siamo convinti che lo spazio politico per un soggetto come il nostro ci sia, ma abbiamo bisogno di radicarci sul territorio ed essere presenti nelle tante “Italie” lacerate dalla crisi della politica, ma oggi cercano un interlocutore.

Il tempo e le risorse inizialmente dedicate al lavoro per il nuovo soggetto sono state quindi destinate ai seguenti obiettivi:

1) radicamento territoriale;

2) potenziamento dei rapporti con forze politiche e sociali aperte ai nostri temi;

3) raccolta e rilancio delle istanze delle associazioni e della società organizzata sulle nostre priorità e proposte;

Malgrado lo scenario politico di riferimento generale sia cambiato moltissimo dal momento della fondazione, tali obiettivi restano di cruciale importanza, in particolare in un momento in cui il governo Renzi e il Pd, che ne è la forza trainante, sembrano oggi lontanissimi da un autentico rinnovamento politico-culturale che non si limiti all’anagrafe e al linguaggio del loro leader. Il bilancio estremamente negativo delle politiche ambientali di un anno e mezzo di governo Renzi è parte importante di questo spirito conservatore, così come la crescente “disattenzione”, per usare un eufemismo, alla “questione morale” che ha portato a scelte desolanti come la candidatura di Vincenzo De Luca in Campania o di Raffaella Paita in Liguria. Certo, nel Pd non tutto è via libera alle trivelle e regali alle lobby autostradali – per esempio sono da apprezzare le dichiarazioni recenti del Ministro Delrio di messa in discussione della “filosofia” delle grandi opere e il sostegno del Pd all’approvazione della nuova legge sugli ecoreati -: ma nel complesso resta il grande problema del maggiore partito del centrosinistra italiano del tutto incapace di aprirsi ai temi evocati dalla cultura ‘green'”. I temi che ieri erano considerati “nostri” oggi sono di dominio pubblico, ma ancora non esiste un interpretazione della politica di questi bisogni, noi lo siamo. Nei prossimi mesi per fare questo abbiamo bisogno di essere riconosciuto come un soggetto politico.

La recente tornata elettorale ci ha visto presenti in 3 Regioni:

– in Veneto, con Davide Sabbadin candidato a Padova con una lista di forze della cosiddetta “sinistra radicale” assieme alla Federazione Verdi, a sostegno della candidata Moretti.

– In Liguria, con Massimo Maugeri candidato a Genova nella lista civica per Pastorino presidente (laboratorio di respiro ampio che apre la strada ad un progetto nazionale per una forza extra PD innovatrice ed ecologista),

– Nelle Marche.

Si é trattato di campagne molto difficili, condotte con la sola forza delle idee ed in assenza di risorse economiche o di strutture consolidate sul territorio a supporto dei candidati, che, tuttavia  hanno portato a posizionamenti senza dubbio dignitosi, pur se in contesti molto diversi e con risultati decisamente deludenti in Veneto, più incoraggianti in Liguria. Siamo particolarmente soddisfatti, comunque, del fatto che queste presenze hanno costruito una proposta importante in termini di contenuti e programmi per le loro liste. Il lavoro sui temi e sui contenuti in alcuni luoghi ha consentito di iniziare a strutturare nuovi nuclei operativi di Green Italia. A Roma, in Toscana, in Abruzzo (in particolare attorno alla battaglia contro le trivelle), in Liguria e in Veneto, per citarne alcuni. Dobbiamo naturalmente attivarci urgentemente anche per costruire nuovi gruppi anche nelle altre regioni, e questa sarà la priorità della nostra azione nei prossimi mesi.

Anche alla luce di queste considerazioni, riteniamo sia giunto il momento di condividere con quante più persone possibili le proposte e le priorità della nostra azione, nata per riportare a pieno titolo l’ecologia in politica, e quindi per attivarci sui temi dell’economia verde, della necessità di una profonda conversione ecologica delle politiche industriali ed economiche del Paese, della battaglia per l’uscita dall’era delle fossili e per un accordo ambizioso sul clima, continuare a lottare contro il nucleare, anche presidiando i luoghi destinati alle scorie.

Lungi dal limitarci alle questioni più strettamente riconducibili all’ambientalismo però, vogliamo anche parlare di una società che rifiuta ogni discriminazione e razzismo e che si ritrova nell’ideale di un’Europa unita, utile, inclusiva e non più austera, in cui i diritti delle persone e la salvaguardia del territorio, della salute, della bellezza, come anche le vocazioni dei singoli Paesi vengano sempre e comunque prima dei “diritti” dei mercati e della avidità degli speculatori. In questo senso, nella giornata mondiale del rifugiato, vogliamo anche partecipare con le nostre proposte ed esperienze al grande tema della costruzione di una società che rimane aperta a culture diverse ed è disposta ad integrarle e a valorizzarle. L’immigrazione e il trattamento dei rifugiati e richiedenti asilo sta emergendo con prepotenza come uno dei temi sui quali si misura non solo la coesione della società italiana, ma anche il senso dell’integrazione europea. Da questo punto di vista, noi rifiutiamo con decisione l’idea che stiamo nel mezzo di un’invasione e che non ci sia nulla che si possa fare a parte soluzioni pasticciate che creano confusione e guerre fra poveri o costruire nuovi muri e discriminazioni, per affrontare il dramma di chi scappa dalla guerra e, sempre di più, anche dalle catastrofi ambientali e climatiche. In questa fase, ci sono alcune proposte urgenti che vorremmo presentare al dibattito pubblico: un mare Nostrum europeo, che superi i limiti operativi e di bilancio di Triton; il pieno utilizzo degli strumenti legali esistenti a disposizione di migranti e rifugiati, dai visti umanitari alla protezione temporanea, alla revisione della Convenzione di Dublino; un programma di riallocamento dei rifugiati ambizioso e vincolante, a partire dalle proposte della Commissione; una nuova politica commerciale ed estera della UE.

 

Di fronte ad obiettivi così ambiziosi come quelli che ci siamo posti, in ogni caso, la necessità di dialogare e di stringere alleanze con soggetti politici, disposti ad aprirsi alla centralità di questi temi, è assolutamente evidente.

Per quanto riguarda la federazione dei Verdi, sono state pianificate alcune azioni congiunte, a partire da un ciclo di seminari tematici su Roma, fino ad un importante evento formativo internazionale, da tenersi a settembre con un contributo economico della fondazione dei Verdi Europei.

Sul fronte dell’apertura del laboratorio di sperimentazione “Possibile”, a partire dalla condivisione e dalla sottoscrizione di molti di noi del patto repubblicano presentato a Bologna a dicembre 2014, si é consolidata una collaborazione sulla centralità strategica della necessità di una profonda conversione ecologica di società ed economia. In questa chiave, Pippo Civati ha sottoscritto l’appello contro le grandi opere e per la revisione della legge obiettivo (promosso in maniera trasversale da Monica Frassoni e da Green Italia tutta), é stata avviata una campagna a doppio simbolo con Possibile sull’efficienza energetica negli Enti Locali, si sta attualmente ragionando assieme sulla campagna referendaria che potrebbe contenere la richiesta di abrogazione di alcuni articoli dello sblocca Italia e della legge obiettivo stessa.

Dobbiamo proseguire sulla strada che ci siamo dati quando abbiamo iniziato questo percorso, come si legge nel nostro manifesto; Favorire la rivoluzione energetica già in atto, Vogliamo più Europa ma più democratica, Vogliamo che si crei lavoro e si esca da questa lunga e profonda crisi economica e sociale puntando sulla green economy.

Per quanto riguarda, invece, il fronte della coalizione sociale, ne stiamo seguendo con attenzione l’evoluzione, nell’auspicio che essa sappia integrare nel discorso tradizionale e certamente urgente su lavoro e diritti anche temi – come la conversione ecologica dell’economia e dello stesso welfare – ineludibili per una proposta politica di vero progresso proiettata nel futuro. Vogliamo esserne parte, convinti che il Green New Deal possa essere la strada giusta per la ripresa economica e quindi sociale per la nostra Italia.

In chiusura di questo documento, non può mancare un seppur breve accenno al tema dell’immigrazione, che, oggi più che mai, è un nodo cruciale della nostra società, che apre contraddizioni quotidiane. Siamo convinti che la priorità oggi sia l’accoglienza delle persone che arrivano sulle nostre coste, l’accoglienza infatti rappresenta il minimo segnale di civiltà che un paese come l’Italia possa dare. Al tempo stesso crediamo che non ci si debba fermare a questo, l’Italia deve giocare un ruolo fondamentale nella partita europea, che vede come principale obbiettivo la riforma della convenzione di Dublino. Dobbiamo lavorare in questa direzione, ma non pensare esclusivamente alla prima accoglienza, ma anche all’integrazione reale di questi cittadini, che deve passare da possibili forme di inserimento lavorativo. Alla politica di accoglienza va affiancata una strategia ci cooperazione diversa con i paesi di forte migrazione. Continuiamo a lavorare perchè i migranti presenti in Italia possano essere cittadini del nostro paese, prima riforma necessaria per andare in questa direzione è la conclusione del percorso che deve dare il diritto di voto ai tanti figli di migranti nati in Italia. Parlando di immigrazione non possiamo dimenticare l’indispensabile chiusura dei CIE, vere e proprie galere per cittadini colpevoli di scappare da paesi dove non hanno la possibilità di costruirsi un futuro.

 

E’ stata inoltre approvata dall’Assemblea la seguente raccomandazione, a firma Diego Righini:

 

In questo momento storico i popoli europei si trovano di fronte ad una scelta tra due proposte di politica economica che non dialogano, da una parte i fronti pro-troika PPE, PSDE, PLE, e dall’altra i fronti no-troika anche molto diversi tra loro come Syriza, Podemos e dall’altra parte Fronti nazionalisti.

Il risultato è la nascita di una disaffezione sbagliata e pericolosa dall’opportunità straordinaria che dovrebbe rappresentare l’Unione Europea.

Per costruire un dialogo, e quindi un futuro per l’Europa, va elaborata una proposta economica che interroghi tutti gli schieramenti, sul completamento della politica monetaria, spostando i debiti pubblici dagli Stati nazionali alla BCE, così da evitare che diventi motivo di riscatto economico delle grandi lobby finanziarie e motivo di insostenibilità per i bilanci degli Stati nazionali.

La seconda scelta europea deve essere per un’armonizzazione delle politiche fiscali e regolatorie, tra gli Stati dell’Unione Europea, usando parametri di riferimento per tasse, previdenza, welfare, livelli di burocrazia, tempi della giustizia e burocrazia, per evitare comportamenti inefficienti e sleali concorrenze tra gli Stati Nazionali, che rischiano di creare disuguaglianze e squilibri tra le aree geografiche europee.

 

Diego Righini