Genova, parliamo di fiumi e non solo di alluvione

Post di Oliviero Alotto e Massimo Maugeri su Huffington Post –  È giusto aspettare un po’ di tempo prima di intervenire dopo un evento come quello genovese. Parlare solo durante e dopo la tragedia, è speculazione pura se non si va oltre l’emergenza e si prova ad affrontare con serietà le questioni. A esempio bisogna avere il coraggio di dire che mai si è voluto affrontare il tema dei bacini imbriferi. Si sono sempre cercate soluzioni tampone per singoli tratti dell’asta dei fiumi, e questo non avviene solo per Genova ma per molti fiumi italiani. Per chiarezza in Liguria, ancora oggi nonostante i disastri, ci sono aperte due grandi speculazioni. Quella relativa alla piana di Marinella e al fiume Magra. La realizzazione di un depuratore comprensoriale per Sestri Levante, Lavagna, Chiavari, riempiendo parte della foce del fiume Entella.

I progetti in questione sono stati contestati fortemente da comitati, da Legambienteda Italia Nostra, ma ancora una volta si è preferito ignorare la voce degli ambientalisti, disegnandoli come quelli del ‘No’, ci si è invece entusiasmati dalla posa di altro cemento, che come sempre in Liguria fa gola a tanti. Perché ricordarsi degli ambientalisti durante un disastro? È chiaro che il dimensionamento dei fiumi tombinati vada rivisto come anche va rivista la legge regionale sui corsi d’acqua e forse va anche l’Autorità di Bacino. Abbiamo innumerevoli interlocutori per non avere alcun riferimento. Ma proviamo una volta a entrare nel merito, cercando di capire quali sono i termini della questione. Va chiarito che senza una politica sul bacino imbrifero di ogni singolo torrente o fiume significativo, troveremo solo soluzioni tampone. È ancora possibile fare aree golenali o riprendersi quelle che c’erano? È possibile ripartire dai comuni lungo l’asta del fiume per ragionare di come gestire l’acqua? O c’è una visione d’insieme o tra non molto piangeremo altri disastri.

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Vogliamo richiamare alla sobrietà anche ad un linguaggio che rispetti le persone che in questi giorni hanno perduto tutto, abbiamo visto molte risse e poche proposte, sicuramente nessuno ha avuto il coraggio di ragionare in prospettiva per i prossimi anni. Insistiamo sulla visione di bacino imbrifero e lo facciamo chiedendo l’applicazione dei contratti di fiume su tutti i fiumi italiani, lo facciamo pensando che l’acqua è una delle risorse prioritarie da tutelare e anche una grande opportunità per la produzione di energia. Ancora una volta parlare di ambiente vuol dire ragionare a tutto tondo di una regione ad esempio guardare al bacino imbrifero, significa aprirsi al tema dell’agricoltura al tema dell’energia, della compatibilità di alcuni paesi con i corsi d’acqua. Vogliamo provare a costruire un percorso per cui l’ambiente diventi il vero motore dello sviluppo economico. Non ci sono altre scommesse possibili, pensare ai fiumi come strumento indispensabile per l’uomo e l’ecosistema. Il modello ‘sviluppo/cemento’ è morto. In ultimo va ricordato che sulle zone rosse (quelle non edificabili), le stesse amministrazioni hanno autorizzato insediamenti di vario tipo declassificandole; anche questo va cambiato.