BresciaOggi – Commissione europea: Frassoni in pista

bresciaoggiBresciaoggi, 27 gennaio 2014 – C’è anche la bresciana Monica Frassoni, presidente del Partito Verde Europeo, nella rosa di nomi in lizza alle primarie on line per la scelta del candidato alla presidenza della Commissione europea. Se la vedrà con l’attivista francese e vicepresidente della Commissione agricoltura al Parlamento Ue Josè Bovè, con Rebecca Harms, copresidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, e con Ska Keller, nominata dalla Federazione dei Giovani verdi europei. La consultazione è aperta a tutti i cittadini e residenti europei al di sopra dei 16 anni. Si vota fino alle 18 di domani al sito www.greenprimary.eu.
«Un’Europa più unita e democratica e il “Green new deal” saranno le nostre risposte alla crisi» è il motto con cui Monica Frassoni si presenta agli elettori. In una fase in cui gran parte dell’opinione pubblica italiana vede l’Unione distante, se non ostile, la presidente dei Verdi ritiene invece che proprio Bruxelles possa offrire un contributo estremamente concreto al rilancio dell’economia e dell’occupazione. La raggiungiamo telefonicamente mentre si trova proprio lì, poco dopo il rientro da Roma dove ha partecipato ai festeggiamenti per i dieci anni di «M’illumino di meno», la campagna lasciata da Caterpillar.
Frassoni, come sta andando la campagna per le primarie?
«È stata davvero interessante. È partita un po’in sordina: era necessario che Verdi, simpatizzanti e affini capissero che a breve ci sono elezioni europee e che è il caso di darsi una mossa. Dal canto nostro è stata, a mio avviso, una buona idea personalizzare la campagna e chiarire che la scelta del presidente della Commissione non è affatto tecnica, ma politica. È per un approccio politico che questa Commissione di destra è molto più sensibile alle lobby industriali, come dimostra il pacchetto energia adottato negli scorsi giorni. La campagna dovrebbe chiarire i diversi progetti e le diverse opzioni. Mentre gli altri partiti hanno designato o designeranno i propri rappresentanti con decisioni di vertice, noi abbiamo scelto una via più “pop”, quella del voto on-line, per eleggere chi ci rappresenterà nella competizione sul successore di Barroso. E, in questo modo, sensibilizzare sull’importanza di un voto per un’altra Europa, magari più verde e democratica».
Qual è la sua specificità rispetto agli altri candidati?
«Io sono una federalista scatenata, è impossibile essere un Verde senza mettere al centro i temi della democrazia e del livello europeo. Va benissimo un’impostazione “green”, ma non può mancare nemmeno l’integrazione europea, chiave della nostra proposta. La mia ambizione è che questa crisi non costruisca nuove frontiere. Non devo essere una rappresentante del Sud dell’Europa ma voglio parlare a tutti».
E sui temi più specificatamente ambientalisti?
«L’Unione Europea non ha tutti i poteri, ma in questo momento non sta aiutando. Deve investire nelle tecnologie verdi, rifiutare le lobby dei fossili, mentre nel campo dell’energia stiamo tornando radicalmente indietro. La Commissione ha approvato un pacchetto nel quale tira il freno a mano sulle rinnovabili, sulle emissioni e via dicendo. È invece puntando sull’economia verde che si può uscire dalla crisi. Se vengono spesi 60milioni all’anno in aiuti diretti alle miniere di carbone del Sulcis quei soldi sono buttati, così come i 2,2 miliardi per i prossimi anni per la Tav o i soldi pubblici offerti per costruire autostrade inutili. Con gli stessi 60 milioni la Sardegna potrebbe fare investimenti che darebbero più posti di lavoro; si potrebbero dare 1,2 miliardi all’Emilia, che è quanto costa un solo tunnel della Tav, da usare per il dissesto idrogeologico. È un approccio concreto. Riguarda gli sforzi che concretamente l’Ue può fare per dare lavoro alla gente. Con un piano europeo di efficientamento energetico è possibile ricavare un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro diretti all’anno in europa, oltre ad una riduzione di 269 miliardi all’anno della bolletta energetica».
Perché i Verdi sono così ai margini, in Italia?
«I nostri temi sono sempre, costantemente, ammazzati dal dibattito politico; sono fuori dall’agenda e noi che li portiamo avanti facciamo fatica ad entrarci. Il discorso di ridurre il peso dei partiti minori sarebbe convincente se i maggiori riuscissero ad allargare anche a queste tematiche. Persino le europee, che dovrebbero constentire maggiore rappresentanza, a causa dello sbarramento messo nel 2009, rischiano di risultare vane per una forza come la nostra».
Se non dovessero andare bene le primarie per la commissione, sarà in corsa per l’europarlamento?
«Stiamo lavorando per capire se riusciamo a costruire una lista che aggreghi più soggetti ecologisti. Si vedrà».

 

Natalia Danesi