Bene l’appello di Massimo Bray per un Piano nazionale di tutela

Amatrice, 24 agosto 2016 (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)“Condividiamo e rilanciamo l’appello che l’ex ministro Bray ha fatto oggi dalle pagine del Corriere della Sera per un piano nazionale di ‘tutela’ che sia concretamente la più grande opera pubblica del nostro Paese.
E’ ormai indifferibile un piano che porti l’Italia fuori dalla straordinarietà del sisma e della faticosa ricostruzione, per calare invece l’amministrazione in un processo di normalizzazione dei rischi strutturali del Paese, che grazie al know how tecnologico e alle professionalità che ci sono internazionalmente riconosciute, può essere messo debitamente in sicurezza”.
 
Lo dichiarano il deputato di Possibile Giuseppe Civati, la co-portavoce di Green Italia Annalisa Corrado e il deputato di Scelta Civica ed ex Ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che continuano – “La vulnerabilità del nostro Paese, bellissimo quanto fragile, non ha minimamente frenato l’assalto al territorio che ha portato ad una cementificazione smisurata, invasiva e, come ci dimostrano tutte le immagini di ogni post terremoto, troppo spesso totalmente priva di rispetto dei criteri di sicurezza e tutela della vita umana”.
 
“A questo male diffuso – continuano gli esponenti di Possibile, Green Italia e Scelta Civica –  si è andata ad aggiungere negli ultimi anni una malintesa logica del fare a tutti i costi istituzionalizzata dalle operazioni ‘sblocca-Italia’ e ‘grandi opere’, che hanno mostrato tutti i loro limiti e pericoli, così come una timida presa di posizione sul consumo di suolo, che avrebbe potuto e dovuto essere molto più netta e coraggiosa”.
 
“Ricominciamo invece, come ha giustamente suggerito Bray, da un piano di lavoro e sensibilizzazione, che metta al centro i luoghi in cui siamo nati e cresciuti, che garantisca alle generazioni future la tutela del paesaggio, del patrimonio storico-artistico e della sicurezza delle persone. La Costituzione, come ci ricorda Bray, concepisce la tutela proprio nei termini della prevenzione che tutti auspicano ma che pochissimi hanno finora praticato” – concludono Civati, Corrado e Catania.
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Roma 31 agosto 2016