Basta con la guerra fra poveri

Articolo di Olivierio Alotto su Huffington Post – 

Le visite provocatorie di Salvini, le proposte folli di bus separati per i rom e per gli italiani, le parole disgustose di chi ripropone i forni crematori per gli “zingari” fino ad arrivare alle molotov di lunedì 11 novembre a Roma contro i richiedenti asilo non possono passare inosservate, devono essere come prima cosa essere definite razziste, e poi la politica ha il ruolo di governarle, non di cavalcarle.

Nelle ultime due settimane abbiamo assistito a tutto questo, e la cosa più grave è che sia la politica a pronunciare queste parole, con lo scopo unico di aumentare il consenso. Ancora una volta la politica declina al suo ruolo di collante sociale e pensa esclusivamente a come far accrescere il proprio partito nei sondaggi, rendendosi populista nei fatti. Oggi, in un paese in crisi economica in cui la politica non ha più nessuna credibilità tra i cittadini, l’unica speranza per i partiti sembra essere il populismo usato come chiave di consenso. E a pagarne le conseguenze, ancora una volta, sono gli ultimi che purtroppo spesso coincidono con i migranti. Certo, a pagare il prezzo della crisi siamo tutti, cittadini italiani e migranti, ma a cosa serve alimentare la guerra tra ultimi e penultimi? Semplicemente questo porta ad un aumento del conflitto sociale che inevitabilmente andrà a esplodere nelle periferie. La politica però dovrebbe avere il ruolo di trovare soluzioni per le categorie più disperate di questo paese e non certo esasperarne il conflitto.

Salvini pone un problema molto serio: le condizioni di vita dei rom nelle nostre città sono condizioni disumane, degne delle peggiori baraccopoli brasiliane o africane, luoghi di povertà assoluta. La soluzione però non è certo quella di eliminare chi ci vive dentro ma cercare di capire il perché vivono in queste condizioni. La maggior parte dei rom vive oggi nei campi perché sono l’unico luogo dove è possibile per loro sopravvivere. Essi infatti continuano ad essere raccontati come “nomadi” quando ormai da generazioni sono stanziali. In tante città d’Italia, Torino in primis, si sta provando a trovare una soluzione a questa situazione, cercando di creare inclusione sociale e abitativa, partendo dalla riqualificazione di parti di città, chiedendo ai rom stessi di essere parte attiva di questo processo e prendendo parte alla riqualificazione di spazi.

Ma il superamento dei campi rom deve vedere anche gli italiani coinvolti in opportunità che siano risposte anche per loro, modelli ad esempio di coabitazione tra rom e italiani, in modo da rispondere a bisogni simili, come l’emergenza abitativa. La sfida successiva sarà il lavoro. Lo sappiamo: senza lavoro non c’è dignità, che tu sia italiano o rom non cambia nulla. Non ci servono politici che denunciano le situazioni di degrado e di povertà, per questo ci sono i giornalisti e i social media. Noi vogliamo politici che propongano soluzioni a problemi complessi, provando a guardare la luna e non il dito.